Chi ha la passione dei motori capisce bene quanta emozione susciti veder sfrecciare per strada un’auto storica: ci si sente catapultati in un mondo che non c’è più e si desidera tornare indietro nel tempo.
Ma che caratteristiche deve avere un’auto per essere considerata storica?
Ci sono criteri specifici per aggiudicarsi il titolo di auto storica:
Queste possono rimanere iscritte al PRA (Pubblico Registro Automobilistico) e, se provviste di tutte le dotazioni imposte dalla legge, continuare a circolare liberamente.
Un vantaggio importante è l’esenzione dal bollo: l’unico obbligo sarà il pagamento della tassa di circolazione, che varia a seconda della regione.
L’assicurazione per un’auto storica non prevede classi di merito, il premio quindi è fisso, sarà però necessario aver superato i 23 anni di età per poter essere l’intestatario della pratica.
Ci sono diversi tipi di auto di interesse storico.
È importante distinguere tra macchina storica e auto d’epoca in quanto sebbene spesso le cose vengano accomunate in realtà hanno caratteristiche e regolamentazioni differenti.
Le auto d’epoca devono essere cancellate dal Pubblico Registro Automobilistico in quanto la loro circolazione è limitata ad eventi, manifestazioni o raduni.
Il conducente deve ottenere per la sua vettura una apposita autorizzazione che viene rilasciata dal competente dipartimento dei trasporti terrestri.
Queste preziose vetture di interesse storico e collezionistico sono destinate ad essere conservate nei musei o protette in residenze private.
Vengono catalogate e inserite all’interno di una lista del Centro Storico della direzione generale della Motorizzazione Civile.
Le normative per le vetture storiche e le automobili d’epoca rientrano entrambe nell’articolo 60 del codice della strada.
L’Automotoclub Storico Italiano, insieme agli altri sopraelencati, è l’ente preposto a salvaguardare le autovetture storiche.
I documenti richiesti per l’iscrizione sono i seguenti:
Sarà inoltre necessario mostrare alla Commissione Tecnica Nazionale Auto dell’ente le foto della propria vettura storica in ogni sua parte, telaio compreso.
Se la vettura verrà ritenuta idonea a diventare auto storica verrà emessa una apposita carta d’identità, necessaria per l’identificazione, il certificato di rilevanza storica e la cosiddetta carta FIVA (Federation Internationale Des Vehicules Anciens).
La commissione valuterà anche lo stato di conservazione dell’auto.
Affinché si possa valutare il veicolo è necessario che sia in buone condizioni, è consigliabile quindi procedere ad un restauro prima di sottoporla al commissario dell’ASI.
Una prerogativa imprescindibile è anche l’autenticità del veicolo.
Verrà selezionato dalla commissione un meccanico preposto a controllare che non siano state apportate modifiche all’auto poiché questo comporterebbe una compromissione della sua originalità.
Ogni auto storica ottiene il suo certificato di riconoscimento: una vera e propria carta d’identità, che attesta caratteristiche e stato del veicolo, tutto secondo il dettame del Codice Tecnico Internazionale FIVA.
All’interno di questo certificato troviamo anche il gruppo che certifica qual è lo stato di preservazione dell’auto:
Nel 1960 il Presidente Giovanni Gronchi decise che per la visita della Regina Elisabetta II era necessaria una vettura che si distinguesse per lusso ed eleganza: fu così che l’azienda torinese Pininfarina realizzò il modello cabriolet della Lancia Flaminia presentata al salone di Ginevra pochi anni prima.
Ne vennero prodotti quattro esemplari che portano il nome dei purosangue delle scuderie del Quirinale: Belfiore, Belmonte, Belvedere e Belsito.
Si dice che in realtà ne vennero prodotte cinque poiché l’auto piacque a tal punto alla Regina Elisabetta che ne volle una per Buckingham Palace.
Viene definita 335 per via della sua lunghezza, la vettura riesce ad ospitare fino a sette persone e negli anni ha ospitato personaggi storici quali la Regina d’Inghilterra, John Fitzgerald Kennedy e Charles de Gaulle.
Questa lussuosa auto storica ha il privilegio di essere al fianco dei Capi di Sato da oltre sessant’anni.
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