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Auto uso promiscuo: cosa sono e cosa prevede la tassazione

L’auto uso promiscuo prevede l’utilizzo in via esclusiva del mezzo al dipendente, attraverso una serie di accordi disposti in via contrattuale. Scopri cosa è previsto e quali sono le normative applicate in materia di deducibilità e detraibilità.

L’auto uso promiscuo rappresenta un benefit aziendale che permette al lavoratore dipendente di usufruire del mezzo per fini lavorativi e personali.

A livello fiscale il datore di lavoro può beneficiare di una serie di agevolazioni legate alle spese di acquisto e di gestione del mezzo.

Cosa si intende con auto uso promiscuo

Con auto uso promiscuo si intende un veicolo che l’azienda affida al dipendente, in forma di “fringe benefit”, ovvero di beneficio accessorio che, insieme allo stipendio, deve essere riportato in busta paga.

Questo benefit aziendale consente al dipendente di utilizzare l’automobile sia per uso lavorativo, sia per uso personale.

Di fatto l’utilizzo è esclusivo, ma la proprietà del mezzo rimane in capo all’azienda e non al dipendente.

Per impiegare l’automobile, è bene che il dipendente ponga attenzione e osservi il regolamento imposto dal contratto di utilizzo stipulato con l’azienda. Questo prevede una serie di accordi che potrebbero limitare l’utilizzo del veicolo in via esclusiva al dipendente e prevedere sanzioni disciplinari in caso di violazioni.

È bene sapere infatti che la polizza auto può restringere la copertura assicurativa solo all’individuo indicato nel contratto, ovvero il dipendente.

In altri casi invece la guida dell’auto a uso promiscuo può essere estesa anche a familiari del lavoratore che gode del benefit.

Auto aziendale e auto per utilizzo promiscuo: cosa cambia

Le auto aziendali e le auto aziendali ad uso promiscuo rappresentano un incentivo aziendale nei confronti del lavoratore, in cui la proprietà rimane all’azienda, mentre l’utilizzo è concesso al dipendente.

Nonostante queste similitudini, queste due forme di benefit aziendale presentano anche alcune differenze.

L’auto aziendale può essere:

  • un’automobile concessa per il solo utilizzo aziendale, da utilizzare solo per motivi di lavoro e non per uso privato. Infatti, al termine della giornata lavorativa l’auto viene lasciata in azienda e il dipendente fuori dall’orario di lavoro dovrà disporre della propria. Una specifica dell’auto per utilizzo aziendale è l’auto in pool o “auto di gruppo”, la quale non prevede l’assegnazione del mezzo al singolo dipendente. Esso può essere utilizzato dai dipendenti a seconda delle necessità, ma comunque sempre durante l’orario di lavoro, per esigente professionali.
    L’azienda tuttavia può accordare un’eccezione per la quale sia previsto l’utilizzo del mezzo anche per fini personali del dipendente, magari con il pagamento di una tariffa conveniente. Anche in quest’ultimo caso però non è prevista l’assegnazione dell’auto al singolo lavoratore.
    Anche il regime fiscale applicato è diverso rispetto a quello delle auto uso promiscuo;
  • autovettura ad uso promiscuo che, come illustrato in precedenza, può essere utilizzata dal lavoratore per esigenze di lavoro e personali. In questo caso potrà disporre dell’automobile oltre l’orario di lavoro e farne uso in qualunque momento, per qualunque bisogno.
    Questo vuol dire la possibilità del lavoratore di utilizzare l’automobile anche durante i fine settimana, durante le vacanze, etc.
    Questo regime di immatricolazione permette al datore di lavoro di godere di agevolazioni fiscali maggiori rispetto alla flotta aziendale delle auto in pool.
    Infatti, secondo la normativa l’assegnazione dell’auto a uso promiscuo rappresenta una quota della retribuzione del lavoratore in forma di bene tangibile. Per questo, la concessione del mezzo deve essere espressa in busta paga ed è soggetta a tassazione secondo la normativa fiscale vigente.
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Chi sostiene i costi dell’auto ad uso promiscuo

Generalmente i costi di acquisto e di manutenzione sono a carico dell’azienda, mentre la spesa del carburante può essere ripartita tra il datore di lavoro e l’utilizzatore dell’auto.

Le spese del carburante sostenute per motivi di lavoro di norma sono rimborsate dall’azienda direttamente in busta paga oppure tramite buoni carburante concessi al dipendente.

Nel caso di rimborso, il datore di lavoro utilizza le tabelle ACI sui costi chilometrici per il calcolo della quota convenzionale.

Anche in questo caso è bene però analizzare quanto riportato dal contratto di utilizzo del mezzo aziendale.

Detraibilità e deducibilità

Rispetto agli anni precedenti, a partire dal 2021 cambia la normativa relativa alla tassazione delle auto uso promiscuo.

Il legislatore ha infatti variato il regime fiscale di applicazione, dando una maggiore importanza al tema delle emissioni dei veicoli.

La normativa è semplice: maggiori sono le emissioni di CO₂ prodotte dal veicolo, maggiori saranno le tasse che l’azienda dovrà pagare.

Il costo di acquisto e gestione dell’auto uso promiscuo può essere dedotto del 70% e inoltre non è posto un limite di deducibilità del valore del veicolo.

Affinché la disciplina della deducibilità possa essere applicata al datore di lavoro è necessario che il lavoratore dipendente utilizzi l’auto per la maggior parte del periodo di imposta, pari alla metà più uno dei giorni.

Inoltre l’utilizzo del veicolo per uso promiscuo da parte del lavoratore deve essere dimostrabile e quindi definito per mezzo di un contratto scritto tra azienda e lavoratore.

Anche le spese di gestione possono essere dedotte del 70%, solo se il mezzo viene concesso per la maggior parte del periodo dall’inizio dell’esercizio fiscale alla data di cessione o dall’acquisto al termine dell’esercizio fiscale. In caso contrario la quota di deduzione è del 20%.

La percentuale di detraibilità dell’IVA è invece pari al 40%.

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