L’auto uso promiscuo rappresenta un benefit aziendale che permette al lavoratore dipendente di usufruire del mezzo per fini lavorativi e personali.
A livello fiscale il datore di lavoro può beneficiare di una serie di agevolazioni legate alle spese di acquisto e di gestione del mezzo.
Con auto uso promiscuo si intende un veicolo che l’azienda affida al dipendente, in forma di “fringe benefit”, ovvero di beneficio accessorio che, insieme allo stipendio, deve essere riportato in busta paga.
Questo benefit aziendale consente al dipendente di utilizzare l’automobile sia per uso lavorativo, sia per uso personale.
Di fatto l’utilizzo è esclusivo, ma la proprietà del mezzo rimane in capo all’azienda e non al dipendente.
Per impiegare l’automobile, è bene che il dipendente ponga attenzione e osservi il regolamento imposto dal contratto di utilizzo stipulato con l’azienda. Questo prevede una serie di accordi che potrebbero limitare l’utilizzo del veicolo in via esclusiva al dipendente e prevedere sanzioni disciplinari in caso di violazioni.
È bene sapere infatti che la polizza auto può restringere la copertura assicurativa solo all’individuo indicato nel contratto, ovvero il dipendente.
In altri casi invece la guida dell’auto a uso promiscuo può essere estesa anche a familiari del lavoratore che gode del benefit.
Le auto aziendali e le auto aziendali ad uso promiscuo rappresentano un incentivo aziendale nei confronti del lavoratore, in cui la proprietà rimane all’azienda, mentre l’utilizzo è concesso al dipendente.
Nonostante queste similitudini, queste due forme di benefit aziendale presentano anche alcune differenze.
L’auto aziendale può essere:
Generalmente i costi di acquisto e di manutenzione sono a carico dell’azienda, mentre la spesa del carburante può essere ripartita tra il datore di lavoro e l’utilizzatore dell’auto.
Le spese del carburante sostenute per motivi di lavoro di norma sono rimborsate dall’azienda direttamente in busta paga oppure tramite buoni carburante concessi al dipendente.
Nel caso di rimborso, il datore di lavoro utilizza le tabelle ACI sui costi chilometrici per il calcolo della quota convenzionale.
Anche in questo caso è bene però analizzare quanto riportato dal contratto di utilizzo del mezzo aziendale.
Rispetto agli anni precedenti, a partire dal 2021 cambia la normativa relativa alla tassazione delle auto uso promiscuo.
Il legislatore ha infatti variato il regime fiscale di applicazione, dando una maggiore importanza al tema delle emissioni dei veicoli.
La normativa è semplice: maggiori sono le emissioni di CO₂ prodotte dal veicolo, maggiori saranno le tasse che l’azienda dovrà pagare.
Il costo di acquisto e gestione dell’auto uso promiscuo può essere dedotto del 70% e inoltre non è posto un limite di deducibilità del valore del veicolo.
Affinché la disciplina della deducibilità possa essere applicata al datore di lavoro è necessario che il lavoratore dipendente utilizzi l’auto per la maggior parte del periodo di imposta, pari alla metà più uno dei giorni.
Inoltre l’utilizzo del veicolo per uso promiscuo da parte del lavoratore deve essere dimostrabile e quindi definito per mezzo di un contratto scritto tra azienda e lavoratore.
Anche le spese di gestione possono essere dedotte del 70%, solo se il mezzo viene concesso per la maggior parte del periodo dall’inizio dell’esercizio fiscale alla data di cessione o dall’acquisto al termine dell’esercizio fiscale. In caso contrario la quota di deduzione è del 20%.
La percentuale di detraibilità dell’IVA è invece pari al 40%.
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