La prima auto blindata della storia emerge negli anni Quaranta.
Quando il 7 dicembre del 1941 i Mitsubishi Zero sferrarono il terribile e proditorio attacco a Pearl Harbor, la psicosi di essere per la prima volta sotto attacco sul proprio territorio, colse di sorpresa gli americani e il senso di impotenza ed impreparazione si diffuse anche nelle più alte sfere.
Ormai al suo terzo mandato, piegato dalla poliomielite, il Presidente doveva recarsi al congresso per pronunciare, il giorno successivo, il famoso “discorso dell’infamia” e la conseguente dichiarazione di guerra.
Il suo staff e i servizi segreti si trovarono a temere per l’incolumità Franklin D. Roosevelt anche negli spostamenti in auto che fino a quel giorno erano avvenuti su auto normali e non blindate.
Un solo uomo al mondo aveva sentito la necessità di blindare la propria vettura, il criminale dichiarato “nemico pubblico numero uno”, Al Capone.
Il Governo l’aveva confiscata dopo averlo incarcerato per evasione fiscale.
Dai tempi della strage di San Valentino, si era dotato di una Cadillac Town Sedan V8 del 1928 equipaggiata con motore V8 L 341-A da novanta cavalli.
Vetri spessi quasi tre centimetri, in basso un foro per infilare la canna del revolver e sparare all’esterno.
Il lunotto posteriore poteva scivolare di scatto verso il basso in modo che gli uomini di Capone potessero far fuoco velocemente sugli inseguitori.
La carrozzeria era rinforzata con piastre d’acciaio per complessivi 1.400 chilogrammi di blindatura, un elemento che aveva reso indispensabile intervenire rinforzando le sospensioni.
Fu così che l’F.B.I. fece arrivare il Presidente del Congresso a dichiarare guerra al Giappone e da quel giorno ebbe inizio la tradizione delle auto blindate di tutti i potenti della terra.
Gli anni Trenta videro il diffondersi delle blindature seguire il poderoso incremento dell’industria automobilistica, soprattutto negli Stati Uniti e in Unione Sovietica.
Un designer leggendario di auto blindate fu Nikolay Dyrenkov che lavorò alla progettazione di moltissimi veicoli corazzati.
Nei primi anni Trenta diresse l’Ufficio Sperimentale di Progettazione e Test dell’Ufficio di Meccanizzazione e Motorizzazione dell’Armata Rossa e sviluppò macchine molto interessanti come la celeberrima Modello D-8.
Nel contempo la potentissima industria automobilistica americana nell’anno 1930 sviluppò tre veicoli corazzati leggeri contemporaneamente: la T-8 (Chevrolet), la T-9 (Plymouth) e laT-10 (Overland-Whippet). Ovviamente negli anni Quaranta le blindature interessarono quasi totalmente i veicoli militari coinvolti nel Secondo Conflitto Mondiale.
A partire dagli anni Sessanta la grande instabilità politica e l’aumento della criminalità a tutti i livelli, causò il proliferare di blindature su veicoli di ogni tipo, soprattutto per determinate utenze.
In particolare l’Italia fu interessata da questo fenomeno e politici, banchieri, industriali, magistrati, giornalisti e personaggi pubblici rilevanti iniziarono sempre più a rivolgersi ai produttori di armi, di sistemi anti intrusione e a ditte specializzate nella blindatura degli autoveicoli, fino alla fine degli “anni di piombo”.
Le storiche ditte Pavesi, Marazzi e Zagato si specializzarono nella blindatura di autovetture, a partire da quelle ministeriali, mentre Grazia, Bonetti e Fontana si specializzarono nella blindatura di furgoni.
In particolare la ditta Repetti raggiunse alti livelli nella blindatura di auto ministeriali di serie come la Lancia Thesis e la Maserati Quattroporte.
Dalla tristemente famosa Graef & Stift “Bois de Boulogne” dell’assassinio di Sarajevo, che nel 28 giugno del 1914 causò la Grande Guerra, alla SS-100-X Lincoln Continental del 1961 (modello 74 A) costruita dalla Ford Motor Company, su cui nel 1963 a Dallas venne ucciso il Presidente Kennedy.
Da non dimenticare la Fiat Campagnola 1107 su cui Papa Giovanni Paolo II subì l’attentato del 13 maggio del 1981.
L’esigenza di garantire l’incolumità negli spostamenti di personaggi di rilevanza mondiale appare insindacabile. Negli ultimi decenni le tecniche di blindatura si sono estremamente affinate utilizzando gli ultimi risultati nella ricerca della tecnologia e dei materiali.
Dalla tradizionale e pesantissima lamiera di acciaio al manganese, oggi si utilizzano pannelli multistrato di materiali non metallici, molto più leggeri e resistenti. L’ultimo ritrovato è il montaggio di copertoni che mantengono perfettamente la tenuta di strada anche se perforati da proiettili.
Tutti questi veicoli oggi posseggono sistemi antincendio e antigas incorporati, scatola nera e uscite di emergenza. Ovviamente tutti i cristalli sono a prova di proiettile e di esplosivo.
Le auto blindate dei personaggi politici sono tra le più spettacolari.
Emmanuel Macron viaggia sul SUV blindato DS 7 Crossback Élysée con motorizzazione “Green” ibrida plug-in.
Olaf Scholz su una Mercedes-Benz S 680 Guard 4 Matic superblindata con motore dodici cilindri in grado di erogare 612 CV e 830 Nm a partire da 2.000 giri/min. Considerata una delle più resistenti e sicure blindature al mondo con le sue quattro tonnellate di massa complessiva.
Boris Johnson e Rishi Sunak si affidano alla Jaguar XJ Sentinel con un V8 sovralimentato da cinque litri e 510 cavalli, con abitacolo rivestito in kevlar e titanio, pneumatici run-flat e finestrini imperforabili in policarbonato. Il tutto in grado di resistere alla deflagrazione causata da 13 kg. di tritolo.
In Gran Bretagna la famiglia reale si sposta, invece, su un veicolo costruito a mano per il cinquantesimo della Regina, una Bentley Arnage modificata in modo che il pubblico possa vedere distintamente i passeggeri.
Mentre Re Felipe VI di Spagna viaggia su una blindatissima Rolls-Royce Phantom VI Cabriolet, il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si affida alla Maserati Quattroporte e spesso alla sempreverde Lancia Flaminia 335 del 1958.
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