L’universo full hybrid è in continua evoluzione, frutto degli studi e degli investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle case automobilistiche. Le proposte sono variegate e cambiano da un costruttore all’altro, come abbiamo potuto vedere in questo articolo, quindi un approfondimento è sempre utile per conoscere le soluzioni adottate dai vari produttori per i loro veicoli.
Qui analizziamo le opzioni su cui hanno puntato Ford, Mazda e Stellantis: l’azienda americana si inserisce in un solco più “tradizionale” – se così può essere definita una tecnologia tutto sommato recente come l’ibrido – mentre Mazda e Stellantis si possono considerare un unicum all’interno del panorama dei sistemi hybrid. E in particolare lo è il costruttore nato dalla fusione fra Fiat Chrysler e PSA, per il quale non si può nemmeno parlare a tutti gli effetti di full hybrid, come vedremo fra poco.
La scelta di Ford per il suo full hybrid è un parallelo vero e proprio, con i due propulsori – endotermico ed elettrico – che si alternano nel fornire potenza alle ruote oppure agiscono in simultanea. Il funzionamento e l’alternanza dei due motori a seconda delle esigenze sono gestiti dal sistema di trasmissione denominato Power Split, capace di bilanciare le prestazioni e l’efficienza per non perdere nulla in termini di spinta e potenza, garantendo una riduzione delle emissioni significativa in confronto alle vetture dello stesso marchio dotate però di motore esclusivamente termico. Il passaggio da un tipo di alimentazione all’altro è controllato in maniera fluida dal sistema, che si affida interamente alla componente elettrica a basse velocità e nelle situazioni di frenate e ripartenze frequenti, come avviene ad esempio nel traffico.
L’interazione fra i due propulsori non è rigidamente schematizzata, tuttavia ci sono delle fasi di guida assegnate in maniera specifica a un motore oppure all’altro. Nello spunto e quando si viaggia a velocità ridotte, la trazione è a carico del motore elettrico che trae energia dalle batterie agli ioni di litio. In tali fasi il motore termico non entra in azione e allo spostamento della vettura provvede la componente elettrica, che può funzionare in totale autonomia per tratti brevi, all’incirca 5 chilometri in base al livello di carica del pacco batteria.
Nel momento in cui la richiesta di potenza è superiore, si attiva il propulsore termico che si affianca a quello elettrico, assicurando così una coppia maggiore e una migliore efficienza nell’erogazione della potenza. La messa in moto del veicolo è sempre elettrica e la ricarica delle batterie avviene attraverso la frenata rigenerativa e tramite il motore termico, che ad elevate velocità diventa un generatore di carica.
Da poche settimane Mazda ha lanciato sul mercato il modello Mazda2, e non è un caso la sua notevole somiglianza con la Yaris firmata Toyota. La collaborazione fra i due marchi nipponici ha infatti portato Mazda ad affidarsi totalmente alla maggiore società automobilistica giapponese per la realizzazione della sua tecnologia full hybrid. Del resto, Toyota vanta oltre 30 anni di esperienza, fra studi e successiva produzione, nella motorizzazione ibrida e rappresenta perciò il partner ideale per la “piccola” Mazda. Il sistema a bordo della Mazda2 è un misto parallelo/in serie, con due propulsori che si equivalgono in termini di potenza, con un’attenzione particolare all’efficienza. Le performance dunque non sono al top, ma in termini di contenimento dei consumi l’impianto in condivisione fra le due case costruttrici non ha rivali. Mazda pertanto irrompe nel mercato full hybrid sfruttando la tecnologia Toyota, la più apprezzata al momento.
A livello tecnico, Stellantis non propone sistemi full hybrid nel suo catalogo dato che tutti gli impianti propulsivi a bordo delle vetture del marchio sono denominati mild hybrid. Tuttavia c’è una peculiarità nel funzionamento dei sistemi ibridi del colosso con sede nei Paesi Bassi che fa pendere l’ago della bilancia sul full invece che sul mild. La componente elettrica non è collegata a quella endotermica tramite cinghia, come accade nei sistemi mild hybrid, bensì tramite una doppia frizione che consente l’interazione fra i due propulsori, che dunque possono agire in sinergia allo stesso modo degli impianti full hybrid. La tecnologia mild non permette alla parte elettrica di muovere da sola il veicolo, mentre nel sistema messo a punto da Stellantis ciò avviene: la partenza delle vetture è elettrica e sino a 30 km/h di velocità il motore termico non entra in azione, rendendo questa soluzione una sorta di “mini” full hybrid, non in grado però di competere con i full hybrid veri e propri.
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